Come influiscono gli alcolici sulla salute del fegato secondo gli epatologi

Come influiscono gli alcolici sulla salute del fegato secondo gli epatologi

L’alcol rappresenta una delle sostanze più consumate al mondo e il suo impatto sulla salute del fegato è oggetto di numerosi studi e discussioni in ambito medico. Secondo gli epatologi, specialisti delle malattie del fegato, il consumo di bevande alcoliche può avere effetti significativi e spesso dannosi su questo organo vitale. Comprendere come l’alcol influisce sul fegato è fondamentale per adottare uno stile di vita consapevole e prevenire patologie anche gravi. In questo articolo analizzeremo i meccanismi attraverso cui l’alcol agisce sul fegato, le principali malattie correlate, i fattori di rischio e le raccomandazioni degli esperti.

L’alcol e il metabolismo epatico

Il fegato è l’organo principale deputato alla metabolizzazione dell’alcol. Quando una persona consuma una bevanda alcolica, circa il 90% dell’etanolo viene processato dal fegato. Gli epatologi spiegano che il metabolismo dell’alcol avviene principalmente attraverso due enzimi: l’alcol deidrogenasi (ADH) e l’aldeide deidrogenasi (ALDH). L’ADH trasforma l’etanolo in acetaldeide, una sostanza altamente tossica e cancerogena. Successivamente, l’ALDH converte l’acetaldeide in acetato, che viene poi eliminato dall’organismo.

SC - Fegato e bicchiere di alcolici

Il problema nasce quando il fegato viene sovraccaricato da quantità eccessive di alcol. In queste condizioni, l’accumulo di acetaldeide può causare danni cellulari, infiammazione e alterazioni nel funzionamento epatico. Gli epatologi sottolineano che la capacità del fegato di metabolizzare l’alcol è limitata: mediamente riesce a smaltire circa 7-10 grammi di alcol all’ora, equivalenti a poco meno di un bicchiere di vino. Un consumo superiore a questa soglia provoca l’accumulo di sostanze tossiche e l’aumento del rischio di danni epatici.

Inoltre, la presenza di altre condizioni, come l’obesità, l’uso di farmaci o malattie preesistenti, può ridurre ulteriormente la capacità del fegato di metabolizzare l’alcol, aumentando la vulnerabilità dell’organo agli effetti tossici.

Le principali malattie epatiche correlate all’alcol

Secondo gli epatologi, le malattie epatiche correlate all’alcol si sviluppano generalmente in tre fasi progressive: steatosi epatica, epatite alcolica e cirrosi epatica.

SC - Fegato e bicchiere di alcolici

La steatosi epatica, nota anche come “fegato grasso”, rappresenta la prima conseguenza del consumo eccessivo di alcol. In questa fase, il fegato accumula grasso al suo interno, compromettendo la sua funzionalità. Questa condizione è spesso asintomatica e reversibile se si interrompe il consumo di alcol.

L’epatite alcolica è una fase più avanzata e si manifesta con infiammazione e necrosi delle cellule epatiche. I sintomi possono includere dolore addominale, ittero, febbre e affaticamento. Se non trattata, l’epatite alcolica può evolvere in cirrosi, la fase più grave, caratterizzata dalla sostituzione del tessuto epatico sano con tessuto cicatriziale. La cirrosi compromette irreversibilmente la funzionalità del fegato e può portare a insufficienza epatica, ipertensione portale e, nei casi più gravi, al carcinoma epatocellulare.

Fattori di rischio e suscettibilità individuale

Non tutti gli individui che consumano alcol sviluppano malattie epatiche. Gli epatologi sottolineano che esistono diversi fattori che influenzano la suscettibilità individuale ai danni da alcol. Tra questi, la quantità e la durata del consumo di alcol sono determinanti: il rischio aumenta in modo proporzionale all’aumentare delle dosi e degli anni di assunzione.

SC - Fegato e bicchiere di alcolici

Anche il sesso gioca un ruolo importante. Le donne, a parità di quantità consumata, sono più vulnerabili ai danni epatici rispetto agli uomini, probabilmente a causa di differenze nel metabolismo dell’alcol e nella composizione corporea. La presenza di altre condizioni, come l’epatite virale, l’obesità, il diabete o l’uso concomitante di farmaci epatotossici, può aumentare il rischio di danni epatici anche con consumi moderati.

Infine, la predisposizione genetica può influire sulla capacità di metabolizzare l’alcol e sulla vulnerabilità ai suoi effetti nocivi. Alcune varianti genetiche degli enzimi coinvolti nel metabolismo dell’alcol possono rallentare la detossificazione dell’acetaldeide, aumentando il rischio di danno epatico.

Le raccomandazioni degli epatologi per la salute del fegato

Gli epatologi raccomandano la moderazione come principio fondamentale nella gestione del consumo di alcol. Le linee guida internazionali suggeriscono di non superare i 20-30 grammi di alcol al giorno per gli uomini e i 10-20 grammi per le donne, evitando comunque il consumo quotidiano e promuovendo giorni di astinenza.

SC - Fegato e bicchiere di alcolici

In presenza di fattori di rischio, come una storia familiare di malattie epatiche, obesità, epatite virale o altre patologie croniche, la raccomandazione è di ridurre ulteriormente o eliminare completamente il consumo di alcol. Gli epatologi sottolineano inoltre l’importanza di uno stile di vita sano, che includa una dieta equilibrata, attività fisica regolare e il controllo del peso corporeo, per ridurre il rischio di danni epatici.

Infine, la prevenzione passa anche attraverso la consapevolezza: riconoscere i segnali di un possibile danno epatico, come stanchezza persistente, dolori addominali, ittero o gonfiore, e rivolgersi tempestivamente a un medico, può fare la differenza nella diagnosi precoce e nel trattamento delle malattie del fegato.

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